Il giorno dopo Roswell - P.J.Corso (1997)

Che cosa c'è che non quadra sul caso Roswell, agli occhi di un paleoufologo razionale?!

I miei dubbi e la mia valutazione sul presunto caso dell'UFO crash di Roswell, li ho già espressi anni fà (confrontare con "L'Ufologia osservata con strumenti concettuali di Paleoufologia Razionale / Capitolo 4-[⊗] Debunking Ufo Crash di Roswell 1947 pag.15 e successive) quindi non starò a ripetermi, sulle inconsistenze del caso Roswell.


In questa bloggata debunkerò e valuterò circa quanto esposto nel testo di P.J.Corso, risorsa rintracciabile sia in inglese, quanto in italiano, in pdf, in free downlod






Capitolo 1 Il Deserto di Roswell
L'OSCURITÀ DELLA NOTTE ABBRACCIA IL SUOLO E TI inghiotte,mentre lasci Albuquerque in direzione del deserto. Punti ad est sulla statale 40 e poi a sud lungo la 285 verso Roswell e sei solo, in un minuscolo universo delimitato dal fascio di luce dei fari dell'auto.
Sabbia ed arbusti tutto intorno, null'altro. Il chiarore ti sospinge
sulla strada per poche decine di metri, poi il buio ti sommerge come
un gigantesco oceano nero. Là fuori il cielo è diverso, diverso da
tutti gli altri cieli che hai mai visto. Di un nero così limpido che le stelle sembrano piccole finestre che lo attraversano a milioni e,
aperte dall'alba dei tempi, si affacciano sull'eternità. Nelle calde
notti d'estate, a volte, è possibile veder saettare lampi in lontananza, per un attimo si fa luce e poi le tenebre riprendono il sopravvento.

Ma l'estate è la stagione delle piogge nel deserto del New Mexico
e, dal nulla, nuvole minacciose si addensano sulla tua testa, sinistri bagliori solcano il cielo nel fragore della pioggia, tuoni cavernosi trapassano l'oscurità e la terra trema, quasi a squarciarsi. Poi, la quiete improvvisa. Gli allevatori dicono che da quelle parti i temporali possono durare anche tutta la notte, rimbalzando dalle pareti di una scarpata all'altra come le palline di un flipper, per poi spegnersi oltre l'orizzonte. E' lo scenario che si profilò allora, in una notte di cinquant'anni fa.

Una notte che io lì non vissi. Ma che ho ricostruito, attraverso
diverse versioni dei fatti, che qui di seguito ho cercato di ricostruire. Strane tracce erano apparse, la notte del primo luglio 1947, sui radar della Base Aerea del 509°, a poca distanza da Roswell. Anche White Sands, il poligono missilistico dove dalla fine della guerra l'Esercito sperimentava i lanci dei razzi V2 recuperati in Germania, vedeva quei "blips" sui suoi schermi.
Lo stesso avveniva nel vicino impianto di ricerche nucleari di
Alamogordo. Apparivano in un angolo dello schermo, lo attraversavano a velocità inimmaginabile per gli aerei di allora e svanivano nell'angolo opposto. E poi, eccoli di nuovo. Non esistevano velivoli terrestri capaci di manovre e cambiamenti di rotta così fulminei.

Gli operatori si interrogavano: era un intruso solitario o ce ne erano altri? O forse si trattava di un'anomalia causata dalle violentissime precipitazioni? Verificarono subito la taratura dei congegni radar, ma era tutto a posto. Allora smontarono le apparecchiature per una diagnosi dei circuiti e del corretto funzionamento dei pannelli radar. Dopo aver accertato che non c'erano guasti, i controllori radar dovettero ammettere che gli schermi mostravano qualcosa che stava effettivamente sorvolando la zona. I colleghi di White Sands confermavano la presenza delle strane tracce, e a Roswell non poterono fare altro che continuare a fissarle con ciascuna scansione dell'occhio magnetico. Si spostavano da un quadrante all'altro, sorvolando indisturbate le segretissime basi nucleari e missilistiche.

Qualcosa non andava e, per tutta la notte ed il giorno successivo,
l'Intelligence militare fu in stato di massima allerta, mentre i
ricognitori non avvistarono alcun oggetto, in volo o al suolo.
Per i comandanti delle basi qualunque segnalazione radar di velivoli
non identificati costituiva una ragione sufficiente per ritenere che
quel "qualcosa" lì fuori avesse intenzioni ostili. Ecco perché il
comando dell'Intelligence dell'Esercito, a Washington, inviò nel
New Mexico un contingente speciale di controspionaggio al 509°
di stanza a Roswell.

Le anomalie radar continuarono per tutta la notte successiva, mentre
Dan Wilmot, proprietario del negozio di ferramenta di Roswell,
dopo cena se ne stava seduto in veranda ad ammirare i lontani
bagliori nel cielo che, poco prima delle 22.00, aumentarono di
intensità, e la terra fu scossa da violenti tuoni associati ad un
temporale estivo che flagellava la vegetazione desertica a nord-
ovest della città.

Dan e sua moglie si stavano godendo lo spettacolo, ciascun lampo
era come una lancia che squarciava le tenebre. "Meglio dei fuochi
d'artificio del 4 luglio" avranno pensato i Wilmot, vedendo un
brillante oggetto ovale sfrecciare sopra la loro casa e dirigersi a
nord-ovest per poi scomparire, inghiottito dall'oscurità, dietro un
costone poco oltre la linea dell'orizzonte. Il cielo era tornato buio.Un bagliore ancora, e l'oggetto non c'era più.

Strano davvero, ma per Dan Wilmot non ci sarebbe stato altro da
vedere né pensare, almeno fino al week end. Qualsiasi cosa fosse, era volata sopra la testa di Steve Robinson, che era al volante del suo furgone intento alle consegne di latte a domicilio, a nord di Roswell.

Robinson vide l'oggetto solcare il cielo ad una velocità assurda per
qualsiasi aereo. Era una luce solida, ellittica e molto diversa dalle sequenze dei lampeggianti degli aerei militari del 509° che
atterravano e decollavano alla periferia della città.
Scomparve dietro un costone ad ovest, verso Albuquerque. Steve
non rimase su a pensarci troppo e riprese la sua strada.
Per i residenti di Roswell la cosa non era poi così strana, perché i
temporali estivi erano abbastanza comuni e le segnalazioni sulla
stampa e alla radio di dischi volanti venivano considerati come
divertenti fenomeni da baraccone. L'oggetto che aveva tanto attirato
la curiosità dei Wilmot era solo una stella cadente, una di quelle che, se la vedi, puoi esprimere un desiderio prima che scompaia per
sempre in una scia luminosa.

Mancava poco al fine settimana del 4 luglio ed i Wilmot, Steve
Robinson e altre migliaia di persone già pregustavano la festa.
Ma nessuno stava festeggiando alla base del 509°. Blips isolati e
non identificati sugli schermi radar di Roswell e di White Sands si
intensificarono nei giorni successivi fino a divenire una violazione
continua dello spazio aereo.

Il problema era grave. Si intravedeva uno schema nel traffico di
strani velivoli che sorvolavano il deserto del New Mexico.
Impunemente, queste tracce radar non identificate, riguardavano
oggetti librati a mezz'aria sulle nostre installazioni militari più
segrete, per poi scomparire in un baleno. Nel pur brevissimo lasso
di tempo necessario a far decollare su allarme i nostri intercettori, gli intrusi riuscivano a dileguarsi. Era quindi evidente, per i comandanti, che le basi erano sottoposte ad una massiccia operazione di sorveglianza da parte di un'entità che potevano presumere ostile.

Sulle prime nessuno sembrò dare molto peso all'eventualità di
extraterrestri o di dischi volanti, che in primavera, solo qualche
settimana prima, avevano suscitato l'attenzione dei media.
Gli ufficiali di stanza al 509° ed a White Sands pensavano che i
Russi stessero spiando la prima base di bombardieri nucleari e il sito di lancio dei missili teleguidati. A quel punto il CIC, il
controspionaggio dell'Esercito, un comando che nel 1947 operava
nel più assoluto riserbo sia nel settore civile che in quello militare aveva raggiunto il massimo livello di allerta ed aveva disposto, a Roswell, lo spiegamento di più esperti militari, reduci della Seconda Guerra Mondiale.

Quando all'Intelligence pervennero i primi rapporti sui misteriosi
blip, Washington inviò il primo contingente di uomini del CIC e,
nelle quarantotto ore successive, mentre le segnalazioni
aumentavano, ufficiali e graduati sbarcavano dagli aerei da
trasporto militari, indossavano abiti borghesi ed attivavano le
indagini per individuare l'area di azione del nemico.
A loro si aggiunsero gli uomini del CIC della base, come il
maggiore Jesse Marcel, ed un sottufficiale, Steve Arnold, in servizio a Roswell durante la guerra, che nell'agosto 1945 da lì aveva visto partire la missione di bombardamento nucleare contro Hiroshima. La sera del 4 luglio 1947 (si tenga presenta la diversità di datazione a seconda delle versioni), mentre il resto del Paese celebrava il Giorno dell'Indipendenza ed una pace raggiunta a costo del sacrificio dei propri soldati, gli operatori dei siti radar, dislocati attorno a Roswell, notarono che gli strani oggetti erano tornati, ma sembravano modificare la loro forma.

I temporali si scatenavano sul deserto e le tracce "pulsavano",
aumentando e diminuendo di intensità. Steve Arnold, di servizio
alla torre di controllo dell'aeroporto, non aveva mai visto una
traccia comportarsi in quel modo, spostandosi tra una scansione e
l'altra del fascio radar, a oltre mille miglia orarie.
Il blip ora quasi palpitava, poi - mentre sui cieli della base si abbatte un cataclisma di lampi e tuoni - si diresse verso il quadrante inferiore sinistro dello schermo, sembrò svanire per un attimo ed esplose in un'abbagliante fluorescenza bianca, dissolvendosi sotto gli occhi esterrefatti di Arnold.

Lo schermo tornò perfettamente libero, le tracce erano scomparse.
Sui volti dei controllori e degli agenti del CIC si stampò
un'espressione attonita, c'era solo una possibilità: l'oggetto, o
qualunque cosa fosse, era precipitato. La reazione dei militari fu
istantanea.

C'era in ballo la sicurezza nazionale: dovevano piombare su quella
cosa deserto e riposarla alla base prima di chiunque altro,
L'ufficiale radarista non aveva ancora comunicato al colonnello
William Blanchard, comandante del 509°, il rilevamento radar di un
oggetto non identificato a nord ovest di Roswell, ma il CIC aveva
già mobilitato un team di recupero - gli specialisti di "crash-and-
retrieval" - per individuare ed isolare il luogo dell'incidente,
pensavano che un aereo nemico, venuto dal Sud America o dalla
frontiera canadese in missione di foto-rilevamento sulle nostre
segretissime installazioni militari, fosse filtrato tra le maglie del sistema radar-difensivo. Inoltre, i civili dovevano stare alla larga,per via delle possibili radiazioni nocive di un sistema di propulsione che consentiva al velivolo virate millimetriche a tremila miglia orarie.

Brancolavano nel buio, sia per la tipologia dell'oggetto, sia per
l'eventuale equipaggio che, forse, era sopravvissuto ed in quel
momento vagava nel deserto. "Bull" Blanchard ordinò immediatamente l'invio della squadra di recupero, autorizzandola a disporre dell'equipaggiamento per il pattugliamento notturno, di
tutti i semoventi da due tonnellate e mezzo e dei rimorchi a pianale
ribassato per trasportare il velivolo in un hangar della base.
Se ci fosse stato un incidente, le autorità civili non avrebbero
dovuto saperlo e spifferare la notizia ai giornali. I controllori del traffico aereo del 509° non furono gli unici a credere ad un
incidente. I residenti della periferia di Roswell, gli allevatori e vari campeggiatori videro un velivolo esplodere in volo, in una luce
abbagliante, e precipitare in direzione di Corona, una cittadina
appena a nord di Roswell.

Le telefonate all'ufficio dello sceriffo della Contea di Chavez,
George Wilcox, iniziarono ad arrivare poco dopo la mezzanotte del
5 Luglio: un aereo si era schiantato nel deserto. Wilcox avvertì i vigili del fuoco di Roswell che li avrebbe inviati appena localizzato il punto dell'impatto con precisione: inutile farli girovagare nel deserto senza meta. Non lo allettava l'idea di inviare i rnezzi fuori città poiché, in caso si fosse manifestato un incendio, sarebbero servite tutte le autopompe. Ma non ci volle molto per scoprire il luogo dell'incidente.

Alcuni cercatori di reperti pellerossa, accampati nel deserto a nord
della città, videro sfrecciare la luce pulsante ed avvertirono un sibilo violento, seguito dal cupo fragore di un qualcosa che si abbatteva al suolo nelle vicinanze.

Orientadosi in base alla direzione del rumore, raggiunsero il crinale di un gruppo di colline. Prima di avventurarsi tra i rottami ancora fumanti del velivolo comunicarono la loro posizione via radio
all'ufficio dello sceriffo Wilcox, da dove venne allertata la centrale dei vigili del fuoco: il punto era a 55 chilometri circa a nord-ovest di Roswell.

In men che non si dica un'autopompa era in strada, coadiuvata da
un'auto della polizia. Così, alle quattro e trenta circa di quella
mattina, i due mezzi si inoltrarono nel deserto, lungo la Pine Lodge
Road, seguendo le indicazioni di Wilcox. Ma né lo sceriffo né i pompieri sapevano che in quello stesso istante anche il team di specialisti militari si stava precipitando sul luogo,con l'ordine di isolarlo e di usare ogni mezzo per impedire la divulgazione non autorizzata di informazioni riguardanti l'incidente.

Da un'altra direzione, Steve Arnold, a bordo di una delle auto del
convoglio speciale del 509°, giunse per primo sul luogo del crash.
Era ancora buio. I mezzi stavano prendendo posizione, un tenente
della Polizia Militare dalla prima jeep aveva già scaglionato le
sentinelle, ed un geniere aveva ordinato alla sua unità di disporre le fotocellule per illuminare a giorno la zona. In quel momento
sopraggiunse l'auto di Arnold e agli occhi dell'uomo-radar
apparvero i resti del velivolo. Ma non si trattava dei soliti rottami di aerei che aveva visto durante la guerra. Nella semi oscurità dell'alba, quello che riusciva a distinguere era uno scafo pressoché intatto, la cui scura superficie esterna sembrava ancora integra.

Frammenti e rottami erano sparsi un po' ovunque, ma il corpo del
velivolo non si era frantumato, come accadeva ai normali aerei. 1
fari delle auto di servizio e delle jeep del convoglio militare
illuminarono la scena, insieme alle fotocellule. Ed Arnold vide
chiaramente che lo scafo, un guscio a forma deltoidale con gli
angoli smussati, era sostanzialmente integro, anche se la prua si era conficcata in profondità nel costone della scarpata, con la coda per aria. I rottami emanavano ancora calore, anche se l'impatto era
avvenuto, secondo il radar del 509°, prima della mezzanotte del 4 luglio. Arnold sentì lo sfrigolio elettrico di una batteria sotto carica ed il sordo ronzio di un generatore di corrente: un secondo dopo il luogo fu illuminato come un campo da baseball pronto per la finale. Sotto l'occhio delle fotocellule militari, Arnold vide tutto. Gli sembrò l'effetto di un atterraggio forzato, piuttosto che di un crash, in quanto l'unico danno visibile era uno squarcio rettilineo sull'intera fiancata dello scafo, la cui inclinazione risultava di quarantacinque gradi rispetto al terreno. Poteva essere un aereo, pensò Arnold, ma diverso dai velivoli a lui noti. Era piccolo e somigliava più al vecchio prototipo di ala volante del costruttore di aerei Curtiss piuttosto che ad un'ellisse o ad un disco volante. Sul bordo posteriore dell'ala spiccavano due piccole derive verticali e divergenti. [...]
  1. P.J.Corso per sua spontanea ammissione, rivela che non era presente il 4 luglio 1947 a Roswell e/o presso la base militare di White Sands (poi diverrà Area51) e/o nella contea di Chavez (Nuovo Messico). Quello che scrive è una sua ricostruzione, ma Corso non sa niente del caso Roswell.
  2. Il contesto descritto dell'UFO crash non è storicamente verosimile: il 5 luglio 1947 l'USAF non esisteva nacque il 18/9/1947
  3. In quel tempo ancora esisteva US Army Air Force gli aerei da caccia in servizio nel 1947  P38 Lighting, P51 Mustang, P47 Thunderbolt. Nessuno di questi velivoli aveva la capacità per abbattere un'UFO alieno, se nemmeno un F4 Phantom II non vi è riuscito (Confrontare con il caso UFO Teheran 1976)
  4. Il fatto che l'ufo alieno possa essere stato colpito da una V2 tedesca, pilotata da un apparato radio a terra, appare inverosimile: in quanto non è possibile pensare che il velivolo alieno non avesse le capacità tecnologiche per jammare il segnale terrestre, mandando fuori controllo la V2.
  5. Il fatto che l'ufo alieno possa essere caduto per un incidente causato da un fulmine, appare un'idea inverosimile, dato che: così come un fulmine che colpisce un'aereo nella maggioranza dei casi, il veicolo si comporta come una gabbia di Faraday, analogamente il veicolo alieno potrà garantire tale effetto fisico, in modo più sicuro di un normale veicolo terrestre. In alternativa l'energia del fulmine, sarebbe stata sicuramente assorbita dal plasma attorno all'UFO, facendo solo salire la temperatura esterna del plasma, senza creare rischi di crash!.
  6. L'unica ragione logica che potrebbe spiegare un UFO crash è uno scenario galattico di GUERRE STELLARI, con almeno due diverse fazioni aliene che stessero combattendo nello spazio, per ragioni ignote ai terrestri. Di tale contesto non v'è traccia storica ufficiale, non vi sono indizi paleoufologici, quindi l'ipotesi non è storicamente accettabile, e non è paleoufologicamente accettabile, in quanto è avulsa alle informazioni storiche e paleoufologiche, che sono state racconte sino ad adesso. L'esistenza di Apopi non è certa, essendo il suo mito stato inventato ed elaborato nel nuovo regno. Non è certo nemmeno il mito di Sekmeth e quindi di Apopi, in quanto ancora non s'hanno notizie sull'esistenza reale della tomba di Imhotep. 

Th:
Si conclude che quanto narrato da P.J.Corso è un'enorme patacca ufologica, tecnologicamente e storicamente inconsistente, per cui non vale la pena di continuare la lettura oltre pagina 11

E' nel complesso un bel libro di fantascienza :-D ma non può essere considerato un libro d'Ufologia Scientifica e nemmeno di Paleoufologia Razionale.